La guerra in Siria sta arrivando ad una svolta cruciale.
Dopo sette anni di scontri – la guerra civile siriana iniziata il 15 marzo 2011 ed è ancora in corso, ndr – tra fazioni opposte di ribelli, ISIS, esercito siriano libero, curdi e esercito regolare siriano (governativi), stiamo per giungere a quello che potremmo definire, in forma certamente impropria, come lo “scontro finale”.

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Lo scenario di guerra sarà quello di Idlib una delle ultime roccaforti dei ribelli siriani che è stata circondata a nord dai Turchi (verde chiaro) – di cui avevo precedentemente parlato su questo sito in merito alla conquista del cantone di Afrin, ndr – ai lati dai governativi (rosso) e dal mare dai Russi.

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In particolare la Russia schiererà per questa offensiva la più grande flotta navale dai tempi della guerra fredda che è ormeggiata al momento nel porto di Tartus tra la Siria e l’isola di Cipro.
Numerosi infine saranno i punti di osservazione delle nazioni unite (in blu) a guida americana che avranno il compito di vigilare contro possibili attacchi chimici da parte dei governativi o dei ribelli.
All’interno della sacca di Idlib sono presenti numerosi civili che inevitabilmente saranno coinvolti negli scontri, la speranza è che i ribelli si arrendano senza combattere sfruttando magari un salvacondotto a nord offerto dai curdi lasciando quindi liberi di fuggire i civili, in alternativa dovrà essere necessario organizzare un corridoio umanitario per permettere ai cittadini di essere portati al sicuro.
Dall’inizio del conflitto le stime segnalano a dodici milioni i siriani che hanno dovuto abbandonare le proprie case per via della guerra oltre ad un numero non ancora stimato di vittime tra la popolazione civile.
Prima di effettuare qualsiasi tipologia di avanzata su Idlib sarà dunque necessario provare tutti i canali diplomatici a disposizione nel tentativo di salvaguardare l’integrità del territorio e della sua popolazione che ha bisogno di tutele e aiuto e non di altra, inutile, sofferenza.
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L’attacco non sembra essere tuttavia imminente e sembrano ancora in corso spostamenti di unità al confine e indubbiamente queste operazioni richiederanno molto tempo.
La situazione diplomatica inoltre sembra essere abbastanza tesa, da giorni infatti i media russi stanno avanzando dei sospetti nei confronti dei ribelli accusati di essere in procinto di preparare un falso attacco chimico durante l’offensiva dell’esercito siriano su Idlib per innescare quel processo internazionale che potrebbe portare all’entrata in scena dell’ONU, a guida americana con l’aiuto della Francia e Gran Bretagna, che già il 14 aprile avevano risposto al presunto attacco chimico nel quartiere di Douma (Damasco, ndr) che aveva provocato una strage tra i civili residenti.
Infine il 7 settembre ci sarà un vertice tra Rohani, Putin e Erdogan sul destino della Siria, non è chiaro di cosa parleranno ma sarà un incontro importante dal punto di vista geopolitico.